martedì 1 settembre 2009

Connie and me (and Leonardo too)


I miei legami con il personaggio di Connie Kurridge coinvolgono direttamente anche il noto storico del Fumetto Leonardo Gori.
Difatti, la copertina che vedete qui riprodotta è quella di un albo che abbiamo realizzato in tandem per l’ANAFI e quello stesso volume contiene una premessa scritta da Leonardo in cui spiega i suoi legami con il personaggio di Connie Kurridge.

Quello che vi farò qui è, praticamente, un logorroico resoconto degli stessi avvenimenti da lui lì narrati, ma da un altro punto di vista (non temete: non è Rashōmon e le nostre storie non si contraddicono).


Il mio primo incontro con Connie avvenne sulle pagine dell’Enciclopedia Mondiale del Fumetto, edita dalla Corno nell’ormai lontano 1978. L’immagine che mi catturò era nella sezione a colori: la tavola domenicale del 24 aprile 1938, che mi parve una vera bellezza sia per il tratto, che per la composizione e il cromatismo.

Gli anni passarono e, alla fine degli Anni ’80, potei, infine, apprezzare alcune avventure di CONNIE, procurandomi dei vecchi numeri di “Fumetto” (n.6 - ANAF 1979), di “Exploit Comics” (n.8 – GAF 1978) e de “Gli Albi di Exploit” (n.1 – GAF 1984).

All’inizio degli Anni ’90, collaboravo ad un’effimera fanzine della mia città che si chiamava “The Yellow Kid” (la fanzine, non la città) e, per un suo numero (erano dei monografici), realizzai un dossier su Frank Godwin e i suoi personaggi. Si trattava di una fanzine all’antica, fatta con carta, forbici, colla e fotocopiatrice: io non sapevo assolutamente niente di computer.
Ma, nel 1995, arrivò Marco...

Marco è il figlio primogenito di mio fratello.
Improvvisamente, mi ritrovai colpito da una raccapricciante visione: un bambino che smanettava da esperto un computer e guardava con disprezzo quel matusalemme di suo zio, povero analfabeta elettronico.
Così, decisi di comprare subito un PC, con l’intento di sfruttare al meglio i pochi anni che avrebbero trasformato il pacifico neonato nel bambino della mia visione.
Scoprii subito che non serviva capire di programmazione per usare un computer (come non è necessario essere un esperto meccanico per guidare un’automobile) e, nel contempo, incontrai due dei programmi che mi avrebbero cambiato la vita: Microsoft Word e Corel PhotoPaint (poi sostituito da Adobe Photoshop, come, alla fine, il PC cedette il posto al Mac).

Soprattutto i programmi di grafica bitmap furono una piacevole novità per un patito di disegno e il passo seguente fu di comprare una tavoletta grafica (una miserrima Wacom Graphire che ancora uso).

Intanto, dal 1989, ero divenuto un socio dell’ANAF e, alla fine del 1996, Luciano Tamagnini (per motivi che tuttora mi sfuggono) mi aveva sollecitato a scrivere per la rivista dell’associazione (intanto divenuta ANAFI). Iniziai così a redigere articoli e dossier, ma, anche, a fare scansioni e traduzioni di fumetti e, nel giro di un paio d’anni, provando e riprovando, iniziai a padroneggiare i programmi di grafica (non senza qualche saggio consiglio di Gabriele Fantuzzi)

È a questo punto che il destino calò l'asso di briscola sul tavolo da gioco.

Credo fosse il 1999, quando iniziai una corrispondenza epistolare con Leonardo.
Il buon Gori apprese così dell’esistenza della fanzine “The Yellow Kid” e mi chiese se ne avevo ancora qualche copia.
Gli inviai il poco in mia mano... tra cui anche il monografico su Frank Godwin.
E così scoprii che anche Leonardo era un appassionato di CONNIE. Anzi, un super-appassionato, tanto che, venti anni prima, si era fatto spedire dalla San Francisco Academy of Comic Art di Bill Blackbeard un’intera annata di strisce giornaliere (il 1938), che era stata poi passata ad Antonio Vianovi per una ristampa (in lingua originale) sui primi numeri della rivista Glamour international.

In quel momento, Leonardo vide in me colui che avrebbe potuto restaurare, impaginare e tradurre una cronologia di Connie da affidare poi “chiavi in mano” a un volenteroso editore amatoriale italiano.
E, se non una cronologia, almeno tre annate...

Perchè, purtroppo, ci si scontrava con un problema di tempistica (o, se preferite, di mera iella).
Proprio in quel momento, Blackbeard stava “trasferendo” il materiale raccolto dalla sua Academy all’Ohio State University. Se il trasferimento fosse stato completato, avremmo dovuto aspettare una vita prima che l’universita americana catalogasse tutto (camion e camion di materiale).

Con la collaborazione di Enrique Zeiger, braccio destro di Blackbeard, Leonardo riuscì a farsi spedire ancora due annate di strisce giornaliere (1937 e 1938, come la precedente ottime copie fotostatiche riprese dalle pagine del quotidiano Philadelphia Evening Ledger)

A questo punto, eravamo decisamente in preda all’esaltazione e, mentre io preparavo vari esempi di restauro, traduzione e impaginazione a scopo “pubblicitario”, l’amico Leonardo si impegnava per trovare l’editore giusto per il nostro progetto.

Come i più svegli avranno già dedotto, fu l’ANAFI ad offrirci ospitalità e un primo volume di strisce giornaliere (coprente l’intera annata 1939), precedute da una ricca prefazione, andò in stampa alla fine del 2003 (dato come omaggio agli iscritti del 2004): la sua copertina era proprio quella in cima a questo post.


Ma questa storia è ancora molto lunga (o sono io che la racconto con eccesso di logorrea).
Sarà meglio proseguirla in un prossimo post (se fossi Stan Lee adesso dovrei scrivere “Nuff said!” e “Excelsior!”)

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